In Italia
22 dicembre 2016 - In Italia dal 1994 è attivo un sistema di sorveglianza dedicato alle meningiti batteriche che dal 2007 si è ampliato a includere tutte le malattie invasive da meningococco, pneumococco ed emofilo. La sorveglianza coordinata dall’Istituto superiore di sanità, è estesa a tutto il territorio nazionale. Per i casi da meningococco, pneumococco ed Haemophilus influenzae il Dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Iss effettua la caratterizzazione del microorganismo, indispensabile per la valutare la quota di casi prevenibili con vaccinazione e la comparazione delle caratteristiche fenotipiche e genotipiche dei ceppi responsabili di casi nel nostro Paese e negli altri Paesi europei.
Leggi gli ultimi dati sui risultati della sorveglianza delle malattie batteriche invasive in Italia nel rapporto “Dati di sorveglianza delle malattie batteriche invasive aggiornati al 16 novembre 2016” che commenta i dati relativi al periodo 2011-2016.
Neisseria meningitidis (meningococco)
Nel 2015 sono stati segnalati 196 casi di malattia invasiva da meningococco, con un’incidenza pari a 0,32 casi per 100.000; l’incidenza è in aumento rispetto agli anni precedenti (0,23 nel 2012, 0,29 nel 2013 e 0,27 nel 2014). Nella maggior parte delle Regioni l’andamento è pressoché stabile o presenta piccole oscillazioni nel triennio 2011-2014, tranne che in Toscana dove sia i dati consolidati del 2015 che i dati preliminari 2016 mostrano un marcato aumento di casi di meningococco di tipo C negli adulti, che ha portato la Regione a implementare una campagna straordinaria di vaccinazione e il Ministero a varare una circolare (numero 5783 del 1 marzo 2016).
L’incidenza della malattia invasiva da meningococco è maggiore nella fascia di età 0-4 anni e in particolare nel primo anno di vita in cui l’incidenza supera i 4 casi per 100.000. Tuttavia l’incidenza si mantiene elevata fino alla fascia 15-24 anni e diminuisce dai 25 anni in sù. L’informazione sul sierogruppo permette di valutare la quota prevenibile con i diversi vaccini disponibili sul mercato italiano (contro il sierotipo C, contro i sierotipi ACWY e contro il sierotipo B); si ricorda che nel piano nazionale di prevenzione vaccinale 2012-2014 adottato da tutte le Regioni italiane il vaccino contro il menigococco C è offerto gratuitamente al 13° mese di vita e agli adolescenti. Esaminando il numero assoluto di casi per sierogruppo, il meningococco B ha rappresentato il sierogruppo più frequente sino al 2014, mentre dal 2015 è stato il C, come conseguenza dell’aumento dei casi registrato in Toscana a partire dal 2015:
- meningococco B: 65, 51, 48 e 48 e 36% dei ceppi tipizzati nel 2011, 2012, 2013, 2014 e 2015
- meningococco C: 17, 30, 31, 31 e 44% dei ceppi tipizzati nel 2011, 2012, 2013, 2014 e 2015.
Streptococcus pneumoniae (pneumococco)
Nel 2015 sono stati segnalati 1256 casi di malattia invasiva da pneumococco. Il numero assoluto di casi è quindi incrementato rispetto al 2013 (977 casi) e al 2014 (957).
Persiste, comunque, un numero di casi segnalati relativamente basso in alcune Regioni (Campania, Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia); poiché una certa quota di malattie invasive da pneumococco dovute a infezioni da sierotipi non vaccinali è attesa in ogni Regione, un numero di casi molto basso fa ipotizzare un problema di sottonotifica (mancata trasmissione della segnalazione) o sottodiagnosi (mancata diagnosi eziologica). Quindi sono state calcolate le incidenze per fascia di età e per anno sia a livello nazionale (considerando i casi segnalati al sistema di sorveglianza da tutte le regioni), sia in un gruppo di Regioni con maggiore attitudine alla notifica (Piemonte, PA Trento, PA Bolzano, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna). Considerando il dato nazionale l’incidenza di malattia invasiva da pneumococco risulta pari a 2,07 casi per 100.000 nel 2015; se invece limitiamo il calcolo alle 7 Regioni/PA selezionate l’incidenza risulta più del doppio (4,04 casi per 100.000 nel 2015 e 3,22 casi per 100.000 nel 2014).
Il maggior numero di casi si verifica negli anziani dopo i 64 anni di età e nei bambini nel primo anno di vita. Considerando i dati della selezione di Regioni, l’incidenza nel 2015 è pari a 9,26 casi per 100.000 nel primo anno di vita, 10,90 per 100.000 nei soggetti con più di 64 anni, e più bassa nelle altre fasce di età. L’incidenza è aumentata nelle fasce di età da 0 a 5 anni e negli anziani.
I casi segnalati includono sia i casi non prevenibili dal vaccino, sia i casi verificatisi in soggetti non target dei programmi vaccinali; pertanto il numero complessivo delle infezioni invasive da pneumococco rimane elevato anche in Regioni che nel 2012 mostravano coperture a 24 mesi per la vaccinazione anti pneumococcica al di sopra dell’85%, come Piemonte ed Emilia-Romagna.
È molto importante promuovere il ricorso alla tipizzazione e la condivisione dei dati sui sierotipi, al fine di stabilire l’esatta quota di casi prevenibili con la vaccinazione (il vaccino offerto gratuitamente nel piano nazionale di prevenzione vaccinale protegge da 13 sierotipi dopo tre dosi al 3°-5° 11° mese) e rilevare l’eventuale aumento di sierotipi non presenti nel vaccino attualmente utilizzato (cosiddetto fenomeno del “rimpiazzo dei sierotipi” o “replacement”).
Nel 2015, il sierotipo 8 è risultato il più rappresentato tra i ceppi tipizzati (12,9%), seguito dal sierotipo 3 (12%) e 12F (11,2%). Di questi tre sierotipi solo il 3 è presente sia nella composizione del vaccino 13 valente che in quello 23 valente. Il 12F e 8 sono i sierotipi più frequenti non contenuti nel vaccino 13 valente e che risultano in aumento confrontando le percentuali di frequenza dal 2012. Analizzando i sierotipi isolati da pazienti con età fra 0 e 4 anni (target della vaccinazione), si è registrata la netta diminuzione del 1 e l’elevata frequenza dei sierotipi 19A, 3, 19F che, malgrado siano contenuti nel vaccino 13 valente, continuano a essere i più frequenti. Tra i sierotipi non-vaccinali più frequenti in questa classe di età vanno menzionati il sierotipo 12F e il 24F, già molto frequenti nel 2014.
Haemophilus influenzae (emofilo o Hi)
In Italia, nel 2015 sono stati rilevati 131 casi di infezione da Hi. Negli ultimi quattro anni, il numero di casi di infezioni invasive da Hi rimane limitato, sebbene si sia osservato un incremento dell’incidenza, passata da 0,08 casi per 100.000 abitanti nel 2011 a 0,22/100.000 abitanti nel 2015.
L’incidenza è bassa in tutte le fasce di età, ma più elevata nel primo anno di vita e negli anziani. Differenze consistenti tra si apprezzano considerando l’incidenza sui casi da tutta Italia o solo quelle da un gruppo selezionato di Regioni. Nel 2015 si è osservato un aumento di casi rispetto all’anno precedente in Lombardia (da 32 a 47), in Piemonte (da 13 a 18) e in Emilia-Romagna (da 17 a 23). Si tratta comunque di piccole variazioni, che rappresentano presumibilmente normali fluttuazioni di frequenza di sierotipi Hi non prevenibili da vaccinazione.
Dei 507 casi notificati nel periodo 2011-2016 (i dati del 2016 sono parziali), l’informazione sulla tipizzazione è disponibile per il 58% dei casi. Come in tutti gli anni precedenti, è evidente la netta predominanza dei ceppi non capsulati che rappresentano l’88% del totale dei ceppi tipizzati. I casi dovuti al sierotipo b, gli unici prevenibili mediante vaccinazione, si mantengono rari (nessun caso nel 2011, 6 nel 2012, 5 nel 2013, 7 nel 2014, 4 nel 2015 e 5 nel 2016) grazie alle alte coperture vaccinali a 24 mesi raggiunte in quasi tutte le Regioni. Un grande successo considerato che prima della introduzione della vaccinazione i casi da emofilo influenzae B erano molto frequenti sia nel bambino che nell’anziano.